Intervista Immaginaria con Enrico Ratto di Maledetti Fotografi
1. Luca, partiamo dal titolo del tuo ultimo libro: “Humanscapes”. Qual è il significato?
Ho scelto di dare questo titolo alla raccolta per diverse ragioni. Innanzitutto, Humanscapes vuole fungere da contrasto e prosecuzione autobiografica della fotografia che ho amato fare per anni, i paesaggi naturali e quelli urbani, Landscapes e Cityscapes. In questo è un omaggio al passato che continua ad influenzare il presente: parte di quella fotografia resta ancora nel mio DNA Fotografico. Così, ad esempio, anche in questa raccolta rimane evidente la ricerca dell’estetica, della foto “bella e pulita” che è tipica della fotografia di paesaggio. Accanto a questo elemento però, qui si introduce un richiamo evocativo alla persona umana immersa in un contesto. In questo gli scatti sono dei “Paesaggi Umani”.
2.Perché in questa raccolta proponi Testi Brevi che accompagnano le singole Foto?
I testi sono nati dopo, rispetto alle foto. L’idea di associare Testi e Fotografie è nata da una chiacchierata con Ezio Gavazzeni, scrittore talentuoso, ci è parsa una cosa interessante, l’abbiamo realizzata.
A me interessa una fotografia che sta a metà strada tra i due possibili estremi opposti. Da un lato non dire niente sul contesto, non dare nemmeno un titolo allo scatto, lasciare che la foto non abbia un significato preciso e resti astratta, metafisica, a libera interpretazione. Dall’altro invece, fornire dettagli sul luogo e le modalità di scatto, sul contesto circostante, sul valore e il significato di quanto fotografato, tipico di una fotografia informativa, documentarista. Stare nel mezzo vuol dire suggerire qualcosa all’osservatore, solleticarne le corde emotive, fornire un input parziale per la sua costruzione di senso. Così stimolato, verosimilmente egli andrà comunque al di là di ciò che il fotografo ha percepito e dichiarato, e questo è un bene.
Ezio mi ha proposto di sperimentate un connubio scrittura-fotografia, utilizzando un linguaggio evocativo e conciso, che stesse al confine tra poesia e narrazione, in stretta sintonia con il mio linguaggio fotografico.
3. Non si corre il rischio che la scrittura dia all’osservatore un significato divergente rispetto a quanto percepito?
Si, il rischio c’è, ma dal mio punto di vista è un rischio necessario, che vale la pena affrontare, perché produce comunque un arricchimento. In alcune foto l’osservatore si sente confortato da un’interpretazione scritta simile alla propria. In altre invece può sentirsi troppo schiacciato dal significato che emerge dalla scrittura, raccontato dalla fotografia in modo simile ma non necessariamente univoco. Stimolare la capacità critica però forse consente all’osservatore di soffermarsi sulla fotografia con più attenzione, e magari apprezzarla in maniera più profonda. E allora nuovi inaspettati significati emergono. Ad esempio, il senso del Tempo come anello di congiunzione tra luoghi e persone che li abitano; oppure, il senso di scambio ed influenza emozionale tra le caratteristiche dei luoghi fisici e le persone che li attraversano. Molti luoghi non ci sono neutri. Come i colori, i cibi e il clima esercitano un’influenza su di noi. E così capita di scoprire che in certi luoghi le scene e le emozioni si ripetono nel tempo.
4. Vuoi raccontarci qualche storia o curiosità che sta dietro a queste fotografie?
La storia più autentica che ho in mente è che mentre si scatta ci si può divertire, e dal sano divertimento nascono buone cose. Questa idea la lego in particolare alla foto della bimba che salta nella fontana di piazza Gae Aulenti. Si divertiva lei, mi divertivo io, come quando mi capita in vacanza o a spasso coi miei figli. Ma in fondo ogni foto ha i suoi bei retroscena, come quella dell’uomo della copertina del libro, che ho sentito visibilmente scosso alla visione di Milano dall’alto, tanto da sentire l’esigenza di chiamare qualcuno al telefono per poter raccontare le proprie sensazioni. La foto di Ponte Sant’Angelo ha anch’essa tanto da raccontare, sono stato due volte fortunato per il tramonto spettacolare e per l’obiettivo 14mm ordinato da Milano e comprato a Roma tre ore prima dello scatto. Tutti facevano foto e selfie, la coppia ritratta invece si gustava il momento, la passeggiata, il cammino veloce in un percorso guidato dagli Angeli.
5. Hai già un nuovo progetto fotografico in mente?
Almeno un paio, di cui uno già avviato. Ci troviamo qui tra un anno e te lo racconto, che dici? :)
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